Le Radiazioni Ottiche Naturali e i lavori all’esterno

Le radiazioni ottiche naturali e i lavori all’esterno

Quando si parla di radiazioni ottiche naturali ci si riferisce ai raggi ultravioletti emanati dal sole. Infatti, per chiunque svolga un’attività professionale all’aperto, i raggi solari rappresentano un vero e proprio rischio: un’esposizione continua e prolungata può facilmente provocare eritemi, ustioni, invecchiamento della pelle, problemi agli occhi, sensibilizzazione e addirittura una maggiore probabilità di sviluppare alcune forme tumorali.

Per questo, è obbligatorio che il datore di lavoro mantenga sotto controllo la sicurezza e la salute anche per i lavoratori esposti a questo tipo di rischio, applicando i metodi di prevenzione e protezione previsti dalla normativa.

Che cosa si intende per radiazioni ottiche naturali

Come abbiamo detto, le radiazioni ottiche naturali sono gli ultravioletti che provengono dal sole, considerando che esistono due tipi di radiazioni ottiche: naturali, e quindi emesse dal sole, e artificiali, cioè provenienti da fonti artificiali, quali possono essere lampade, strumenti laser e altre attrezzature usate in vari contesti professionali.

Le radiazioni emesse dal sole sono costituite dall’intero spettro luminoso, dall’ultravioletto, ai raggi visibili, all’infrarosso. A provocare i danni maggiori sono le radiazioni ultraviolette, che si suddividono in UV-A, UV-B e UV-C.

I raggi UV-A sono responsabili dell’abbronzatura della pelle, ma anche del suo invecchiamento rapido, e possono incrementare il rischio di sviluppare alcune forme tumorali.

I raggi UV-B, oltre ad abbronzare possono danneggiare la pelle provocando eritemi e ustioni, e sono legati ad una maggiore probabilità di sviluppare tumori della pelle e dei tessuti oculari.

I raggi UV-Cnon raggiungono la superficie della terra poiché non sono in grado di penetrare nell’atmosfera.

L’esposizione ai raggi solari, e quindi alle radiazioni ultraviolette, è causa di danni più o meno rilevanti, la cui entità dipende in parte dal luogo e in parte dal tipo di pelle della persona colpita da tali radiazioni.

Ciò significa che le misure preventive e protettive devono essere scelte individualmente per ogni lavoratore, verificandone le caratteristiche personali, il tipo di pelle, la presenza di eventuali patologie pregresse, l’assunzione di farmaci e tutti quegli elementi utili a valutare con precisione il livello di rischio dovuto all’esposizione ai raggi solari.

In particolare, è molto importante come la pelle di ogni individuo reagisca ai raggi solari, identificandone il fototipo: riconoscere quale sia il proprio fototipo è fondamentale per capire quale sia il proprio livello di rischio nei confronti delle radiazioni ultraviolette solari. Questa valutazione è necessaria in riferimento al tipo di attività all’aperto che un lavoratore deve svolgere.

In sintesi, i soggetti con pelle molto chiara, un tipico esempio sono le persone con lentiggini e capelli rossi, non si abbronzano e subiscono facilmente ustioni e scottature anche piuttosto gravi, mentre chi ha una pelle naturalmente colorita si scotta raramente e tende ad abbronzarsi molto. Ovviamente esistono numerose varietà di pelle, più o meno chiara o colorita, e, di conseguenza, gli effetti del sole possono variare da persona a persona.

Quali sono le professioni più a rischio per l’esposizione alle radiazioni ottiche naturali

Ad essere esposti alle radiazioni solari sono i lavoratori che svolgono attività all’aperto, i quali rischiano di subire i danni e di contrarre le patologie provocate dai raggi ultravioletti.

In generale, le professioni coinvolte in questo tipo di rischi si riferiscono ai lavori agricoli e forestali, al giardinaggio, alle attività svolte negli stabilimenti balneari e nelle piscine all’aperto, all’edilizia e ai lavori di cantiere, alle cave e alle miniere a cielo aperto, alla pesca, ai lavori portuali e alle attività nautiche, alla movimentazione di merci in ambienti aperti, alle attività svolte sulle piattaforme petrolifere e a tutti gli sport praticati all’aperto.

Esistono poi altre situazioni lavorative in cui l’esposizione al sole può essere meno intensa, ma che richiedono comunque precauzioni e monitoraggio: è il caso, ad esempio, dei parcheggiatori, degli operatori ecologici, delle forze dell’ordine, degli addetti alle macchine movimento terra, dei venditori ambulanti, di chi si occupa di manutenzione di ambienti esterni e strutture scoperte, degli operatori di eventi all’aperto e così via.

Quali danni alla salute possono provocare le radiazioni ottiche naturali

Prevalentemente, i danni provocati dall’esposizione alle radiazioni ottiche naturali riguardano gli occhi e la pelle, e sono sia immediati che a lungo termine. Sulla pelle, gli ultravioletti provocano rapidamente eritemi, dermatiti e talvolta ustioni e scottature, mentre nel lungo termine possono indurre lo sviluppo di tumori e incrementare i fenomeni di invecchiamento.

Agli occhi, le radiazioni ottiche naturali provocano reazioni a breve termine come congiuntiviti e cheratiti, nel lungo termine potrebbero svilupparsi tumori, cataratta e peggioramento della degenerazione maculare dovuta all’età. Sia pure indirettamente, le radiazioni naturali visibili possono abbagliare e alterare temporaneamente la visione, con il rischio di incidenti e infortuni.

Normativa di riferimento per le radizioni ottiche naturali

Le radiazioni ottiche naturali non rientrano specificamente nel D.Lgs. 81/08, il quale tratta unicamente le ROA (Radiazioni Ottiche Artificiali), ma è bene ricordare che la legge obbliga alla valutazione di tutti i rischi che possono compromettere la salute e la sicurezza, tra i quali sono compresi i rischi dovuti all’esposizione ad agenti fisici.

Per valutare correttamente il rischio da esposizione a radiazioni ottiche naturali, esistono diversi metodi, tra cui l’indice UV, il fattore di esposizione oculare e cutaneo e la misurazione dell’esposizione radiante efficace.

L’indice UV riporta l’intensità dei raggi UV in un’area specifica, tenendo conto della posizione del sole, della presenza di nuvole, dell’altitudine e dei dati riguardanti l’ozono. Il fattore di esposizione cutaneo ed oculare valuta una serie di elementi che possono influenzare l’esposizione degli occhi e della pelle ai raggi solari: stagione, nuvolosità, tempo di esposizione, presenza di zone ombreggiate o riflettenti, abbigliamento e utilizzo di occhiali protettivi. L’esposizione radiante è un valore standard che si riferisce alla dose minima di radiazioni che può provocare un eritema, tale dose varia in base al fototipo della persona esposta.

Nelle linee guida fornite dall’Inail per prevenire e ridurre i rischi da esposizione alle radiazioni ottiche naturali, si raccomanda di prestare maggiore riguardo ai soggetti con fototipo estremamente sensibile e a chi sta seguendo una terapia farmacologica, poiché molti farmaci interagiscono con i raggi UV, scatenando reazioni allergiche.

Vengono inoltre fornite alcune misure precauzionali, tra cui la ripartizione del lavoro negli orari in cui i raggi UV sono più deboli e l’utilizzo di protezioni, indumenti, accessori, occhiali e creme solari.